Il desiderio di piacersi e di piacere agli altri è più che comprensibile. Quando il peso corporeo diventa però il mezzo preferenziale per il conseguimento di questo obiettivo, vanno tirate su “le antenne”. Soprattutto se si tratta di adolescenti.
Quello che sto per descrivere è uno “schema” che mi viene frequentemente descritto:
“Alessia ha 15 anni. Da qualche tempo si sente grassa e intende dimagrire. Dentro di lei aleggiano sempre più spesso pensieri e preoccupazioni per il peso e le forme corporee. Il suo peso è nella norma ma non è di costituzione longilinea come alcune sue coetanee. Con il consenso dei genitori decide di iscriversi in palestra. Insieme alla scheda per l’attività fisica le vengono fornite “alcune indicazioni alimentari”.
Alessia inizia ad evitare il pane e a ridurre la pasta e segue in modo ossessivo la “scheda della palestra”. Perde molto velocemente 3 kg. Riceve i complimenti degli amici. A casa nessuno fa più di tanto caso ai cambiamenti della giovane. La trovano più euforica e molto focalizzata sullo studio e sulla palestra.
Quando Alessia arriva a perdere 10 kg i genitori si allarmano e portano Alessia dal medico curante o chiedono una consulenza ad uno specialista che ha esperienza con gli adolescenti e con i disturbi alimentari.”
Ho semplificato la storia ma tipicamente avviene proprio così:
- Il desiderio di dimagrire nonostante il normopeso a volte è accompagnato da preoccupazioni intrusive e costanti su peso e forme corporee. Se non si pone attenzione a questi piccoli dettagli, si rischia di sottovalutare i primi sintomi di un disturbo dell’alimentazione.
- Ci si rivolge a figure che magari in buona fede danno consigli alimentari ma non hanno esperienza con le dinamiche psicologiche dell’adolescenza né con i disturbi alimentari.
- Non si monitora in modo adeguato l’adolescente che sta modificando la sua alimentazione.
- Quando poi il calo di peso diventa eccessivo (oppure quando subentrano le abbuffate e/o il vomito autoindotto) si manifestano in maniera sempre più marcata altri comportamenti “disfunzionali” quali ad esempio: preoccupazione estrema per “gli sgarri” e tentativi di eliminazione delle “calorie eccedenti”, confronto con quello che mangiano gli altri, sensazione di “essere grassa” anche se il peso è calato, pesarsi spesso e cambiare umore in base al risultato sulla bilancia e altro ancora. A questo punto, quando è già passato del tempo, ci si rivolge ad un professionista esperto in disturbi dell’alimentazione.
I ragazzi che ho seguito in questi anni mi hanno detto di aver ricevuto consigli approssimativi sull’alimentazione da diverse figure ( anche da professionisti) . Il contenuto di questi consigli erano ad esempio così formulati: ” basta che elimini pane e pasta e dimagrisci” oppure : ” quando mangi di più, fai più sport così elimini le calorie in eccesso”. Da contenuto di tali consigli apprendo che c’è ancora poca conoscenza su come “funzionano” i disturbi alimentari. Ovviamente non è questo che scatena la malattia ma diciamo che affidandosi a non esperti si rischia di perdere tempo prezioso.Ho visto giovanissimi “rientrare alla normalità” in 3 mesi e altri ragazzi che hanno dovuto seguire una terapia per i disturbi alimentari settimanale ( con dietista e pscioterapeuta) per un anno. Talune volte la terapia ambulatoriale non basta e occorre passare ad una terapia pià intensiva ( presso centri di riabilitazione psico-nutrizionale dove il giovane viene ricoverato per alcuni mesi per curarsi).Mi sento di dire che uno degli elementi che ha determinato la differenza tra i casi appena descritti è stata la tempestività dell’intervento psico-nutrizionale.
Prima che il disturbo alimentare diventi conclamato si può intervenire con il giusto supporto psico-nutrizionale.
Dal 2007 io e la psicoterapeuta dott.ssa Veronica Rocca ci dedichiamo alla terapia dei disturbi alimentari. Se si agisce velocemente, AI PRIMISSIMI SINTOMI di un disturbo alimentare, si possono ottenere ottimi risultati in tempi relativamente brevi (se confrontati con il periodo di cura necessario quando i ragazzi arrivano in prima visita con un disturbo alimentare che è già “attivo” da molti mesi).
Non tutti coloro che desiderano dimagrire sviluppano un disturbo alimentare ma credo sia necessaria una maggiore attenzione e “delicatezza” nei confronti degli adolescenti. E’ importante accogliere il desiderio di voler far qualcosa per “piacersi di più” fisicamente ma è altrettanto importante procedere correttamente nel supportare i giovani.
A seguire una tabella che descrive i fattori di rischio coinvolti nell’insorgenza di un disturbo alimentare. Fonte: www.aidap.org
Non dimentichiamo che dietro ogni ragazzo/a che affronta un disagio con il proprio corpo, c’è anche la sofferenza ed il senso di inadeguatezza dei genitori. Il lavoro sulla genitorialità e la psico-educazione sono alcuni dei fattori fondamentali sui quali intervenire nel momento in cui si presentano i primi sintomi di questo grave disturbo. I genitori possono svolgere un ruolo importante di supporto già quando insorgono le prime difficoltà del figlio e gli stessi genitori possono ricevere consigli e sostegno dai terapeuti.
Se pensi di essere a rischio di soffrire di un disturbo alimentare o se pensi che tuo figlio corra questo rischio, non esitare a contattare figure professionali esperte in disturbi alimentari!
Dott.ssa Veronia Rocca, psicoterapeuta cel 347 361 3335. www.psicoterapeuta-Rocca.it
Dietista Emanuela Bucchieri wwww.dietistagenova.it (clicca su : richiedi informazioni/prendi appuntamento).
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